Cesta di Oplontis

La bellezza del cibo ritratto che attraversa i secoli e 𝑰𝒍 𝒄𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒇𝒊𝒄𝒉𝒊 dalla Villa di Poppea di Oplontis💜.. nel mondo classico i fichi compaiono spesso in ambito funerario insieme ad altri ex voto ma in questo caso è l’opulenta bellezza del cibo ad essere protagonista sulle pareti del triclinio, la sala da pranzo, della sontuosa Villa. La decorazione parietale è in II stile con una grandiosa architettura barocca e qui ci sono i nostri bei fichi verdi e viola. Infatti il cesto probabilmente destinato ad una divinità, è appoggiato presso una porta chiusa su templi rotondi con statue di divinità femminili che si intravedono. Al di sopra, questa straordinaria decorazione era completata da una decorazione in stucco. Disabitata al tempo dell’eruzione la Villa era in fase di ristrutturazione ma quella realtà interrotta a picco sul mare ritorna a noi oggi con lo stesso flusso di vita e quei fichi di 2000 anni fa sono ancora così freschi.

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Scheda Archeologica

Dal lavoro della dott.ssa Alessia D’Auria e del prof. Gaetano di Pasquale:
“Ad un certo punto della storia del mondo antico la Campania é uno dei più importanti centri di coltivazione e produzione di rose del Mediterraneo. Plinio parla di questo primato nella produzione di profumi in relazione alle rose di Paestum (Nat. Hist., XVIII, 111).
Petali e boccioli venivano utilizzati anche in ambito alimentare e per la realizzazione di prodotti per la salute ed il benessere. In Campania non si conosceva una sola e specifica rosa, ma un gruppo abbastanza ricco di piante che comprende sia specie spontanee che varietà e/o ibridi. Tra queste quella che colpiva maggiormente gli antichi era una rosa rossa rifiorente e profumata. Il motivo della grande fama delle rose coltivate a Paestum era nel colore, nel profumo, nella doppia fioritura e nell’abbondanza dei petali. La rosa rossa rifiorente a fiore doppio è quella più frequente sia nelle rappresentazioni che nei testi degli autori classici. Ed è proprio così sia aperta che in bocciolo con l’alloro e con un usignolo, quella che compare a Pompei in una delle raffigurazioni più dettagliate e belle di questo fiore: l’affresco nella parete est della Casa del Bracciale d’Oro (VI, 17, 42). Potrebbe la rosa di Pompei essere la stessa di Paestum? In epoca romana, almeno dal I secolo d.C., in Italia si coltivava diffusamente il pesco (Prunus persica), una specie acquisita in Persia dove era stata da tempo introdotta dalla lontana Cina; la rosa rossa di cui parliamo non potrebbe aver percorso la stessa strada? In effetti il colore acceso e la fioritura doppia sono caratteri tipici delle rose cinesi. Al momento è solo un’ipotesi, ma la risoluzione del mistero è certamente possibile”.

La bellezza e l’interesse di scene di vita quotidiana così uniche si combina alla dimostrazione di forza e vigore, incurante dei modelli maschili imperanti. L’occasione per onorare, esaltare e comunicare nel modo unico di Nymphè un tesoro unico al mondo, patrimonio dell’Unesco dal 1997, di oltre tremilacinquecento metri quadrati di mosaici e 120 milioni di tessere. La meravigliosa struttura della villa scoperta intorno al 1950, dall’archeologo Gino Vinicio Gentili è una delle più lussuose residenze del mondo romano e uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza, in cui il committente viene celebrato attraverso il ricco programma iconografico. I soggetti scelti sono le famose Palestriti, dieci atlete vestite di subligaria o cingola ella parte inferiore e strophia o fasciae pectorales nella parte superiore rossi o verdi. I loro corpi sono muscolosi e resi realisticamente, capelli sono raccolti o sciolti sulle spalle e recano in mano attrezzi relativi alle loro specialità atletiche: una figura regge gli halteres ossia i pesi utilizzati nel lancio del disco, una è intenta nella corsa, una coppia gioca con una palla colorata, un giudice invece regge una corona e una palma rivolgendosi verso un’atleta che regge una sorta di girandola. Lo sfondo è bianco e luminoso come il color rosa pallido dei corpi La bellezza e l’interesse di scene di vita quotidiana così uniche si combina alla dimostrazione di forza e vigore, incurante dei modelli maschili imperanti.

Materiali e Tecnica

II gioielli sono in argento italiano 925 rodiato smaltato a caldo

La lavorazione nasce da un disegno dettagliato a mano e con tavola grafica ispirato alle immagini pubbliche del mosaico. Il disegno viene poi rielaborato digitalmente per essere adattato alla macchina laser che incide, taglia e scava la lamina. La lamina utilizzata è in argento italiano 925 di spessore 1 mm.  All’interno delle c.d. vaschette viene colato lo smalto attraverso un minuzioso lavoro a mano con pennelli. La lamina viene infornata e ogni colore richiede una cottura separata. Successivamente la lamina così smaltata viene ulteriormente rifinita e lucidata nonché trattata con una vernice fissante. Il gioiello viene completato con il montaggio degli orecchini a cerchio con chiusura a forchetta oppure con le catenine rollò sempre in argento italiano 925 rodiato.

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