
Il pendente è ispirato agli a”Argenti di Boscoreale”. Con la nota espressione ci si riferisce ad un gruppo di reperti per lo più in bronzo e argento datati tra IV sec. a.C. e I sec.d.C. provenienti da Boscoreale (NA) dalla villa romana di Pisanella-Settermini. Una bellezza dal valore immenso che però venne dispersa da un’Italia già unita allo scorcio del XIX sec.
Oltre a coppe, oinochoai, colini, mestoli in argento fuso con decorazione a sbalzo c’era un sacco di cuoio dall’iscrizione ancora visibile che conte-neva la bellezza mille nummi d’oro con l’effìge di tutti gli imperatori da Augusto a Domiziano. Una selezione di 109 pezzi di argenteria e la totalità delle monete giunsero al museo del Louvre. Le coppe, fabbricate al tempo di Alessandro Magno sotto il segno dell’ellenismo, attestano la concezione epicurea dell’epoca espressa da una iscrizione in greco su una coppa: «Godi finché vivi – dice una delle scritte in greco-, poiché il domani è incerto. La vita è una commedia, il godimento il bene supremo, la voluttà il tesoro più prezioso: sii lieto, finché sei in vita». Gli scheletri incisi sulle coppe d’argento destinate a contenere vini prelibati, richiamando agli occhi dei lieti convitati la visione della morte, li ammonivano: «Guarda quelle lugubri ossa, bevi e godi finché puoi: un giorno anche tu sarai così».
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