L’Astragalo o Talo è un ossicino situato nell’articolazione del piede dell’uomo e nella zampa degli animali,
che si articola con la tibia ed il perone in alto, con lo scafoide in avanti e con il calcagno in basso. Ha incuriosito sin dall’antichità per la sua forma estremamente particolare, caratterizzata da sei sfaccettature
differenti l’una dall’altra.
L’astragalo, per la sua facile reperibilità, trovò nell’antichità utilizzi e funzioni diverse.
Fu molto utilizzato come strumento di gioco infantile e d’azzardo, nonché come strumento per pratiche magiche o divinatorie. In altri casi persino come simbolo o peso ponderale grazie all’inserimento di piombo.
Tali ossicini, come racconta Apollonio Rodio (Argonautiche, III, 114 e ss.), trovarono una tale diffusione nel mondo antico da essere considerati simbolo di grazia ed innocenza legati all’infanzia e simbolo di incertezza
della vita e dell’amore connessa alla maturità.
Nell’antichità i filosofi Aristotele (Politica, VII, 15) e Platone (Leggi, 643) ne sottolineavano l’importanza come forma di educazione e preparazione alla vita per fanciulli ed adulti. Ovidio (Ars Amatoria, III, 355-356) ne evidenziava l’efficacia per ingraziarsi il favore della donna amata e l’utilità per le stesse donne, per le
quali un gioco astuto avrebbe facilitato le relazioni.
Il meccanismo del tiro a sorte a del gioco applicato alla divinazione era chiamato Astragalomanteia. Fu impiegato nella divinazione oracolare, spesso associata alla coppia Apollo/Hermes.
La forte simbologia dell’astragalo ed i suoi conseguenti poteri protettivi e salvifici, spesso legati a Dioniso ed Asklepio hanno reso tale ossicino un potente talismano apotropaico sin dall’antichità.
Ludovica Capano
M. Fittà, Giochi e giocattoli nell’antichità, Milano 1997.
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