Dal lavoro della dott.ssa Alessia D’Auria e del prof. Gaetano di Pasquale:
“Ad un certo punto della storia del mondo antico la Campania é uno dei più importanti centri di coltivazione e produzione di rose del Mediterraneo. Plinio parla di questo primato nella produzione di profumi in relazione alle rose di Paestum (Nat. Hist., XVIII, 111).
Petali e boccioli venivano utilizzati anche in ambito alimentare e per la realizzazione di prodotti per la salute ed il benessere. In Campania non si conosceva una sola e specifica rosa, ma un gruppo abbastanza ricco di piante che comprende sia specie spontanee che varietà e/o ibridi. Tra queste quella che colpiva maggiormente gli antichi era una rosa rossa rifiorente e profumata. Il motivo della grande fama delle rose coltivate a Paestum era nel colore, nel profumo, nella doppia fioritura e nell’abbondanza dei petali. La rosa rossa rifiorente a fiore doppio è quella più frequente sia nelle rappresentazioni che nei testi degli autori classici. Ed è proprio così sia aperta che in bocciolo con l’alloro e con un usignolo, quella che compare a Pompei in una delle raffigurazioni più dettagliate e belle di questo fiore: l’affresco nella parete est della Casa del Bracciale d’Oro (VI, 17, 42). Potrebbe la rosa di Pompei essere la stessa di Paestum? In epoca romana, almeno dal I secolo d.C., in Italia si coltivava diffusamente il pesco (Prunus persica), una specie acquisita in Persia dove era stata da tempo introdotta dalla lontana Cina; la rosa rossa di cui parliamo non potrebbe aver percorso la stessa strada? In effetti il colore acceso e la fioritura doppia sono caratteri tipici delle rose cinesi. Al momento è solo un’ipotesi, ma la risoluzione del mistero è certamente possibile”.
La bellezza e l’interesse di scene di vita quotidiana così uniche si combina alla dimostrazione di forza e vigore, incurante dei modelli maschili imperanti. L’occasione per onorare, esaltare e comunicare nel modo unico di Nymphè un tesoro unico al mondo, patrimonio dell’Unesco dal 1997, di oltre tremilacinquecento metri quadrati di mosaici e 120 milioni di tessere. La meravigliosa struttura della villa scoperta intorno al 1950, dall’archeologo Gino Vinicio Gentili è una delle più lussuose residenze del mondo romano e uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza, in cui il committente viene celebrato attraverso il ricco programma iconografico. I soggetti scelti sono le famose Palestriti, dieci atlete vestite di subligaria o cingola ella parte inferiore e strophia o fasciae pectorales nella parte superiore rossi o verdi. I loro corpi sono muscolosi e resi realisticamente, capelli sono raccolti o sciolti sulle spalle e recano in mano attrezzi relativi alle loro specialità atletiche: una figura regge gli halteres ossia i pesi utilizzati nel lancio del disco, una è intenta nella corsa, una coppia gioca con una palla colorata, un giudice invece regge una corona e una palma rivolgendosi verso un’atleta che regge una sorta di girandola. Lo sfondo è bianco e luminoso come il color rosa pallido dei corpi La bellezza e l’interesse di scene di vita quotidiana così uniche si combina alla dimostrazione di forza e vigore, incurante dei modelli maschili imperanti.
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