Fibule a sanguisuga

Ogni gioiello nasce da un’idea, da uno studio e questo lo sapete già. La fibula che qualche anno fa ho selezionato per riproporla al mondo moderno ha un arco a sezione lenticolare con staffa lunga e superficie decorata da solchi longitudinali e zig zag. È piuttosto documentata in vari siti dell’Italia meridionale, in corredi di tombe femminili. Ciò che si conosce meno forse è il lungo processo artistico e artigianale che ha portato a questo splendente oggetto. Vedete spesso le miei mano e sì io ho creato il prototipo in cera poi fuso. Ma per realizzare la staffa che vedete insieme al maestro ne abbiamo rifatte quattro. Doveva essere in equilibrio nelle proporzioni ma anche forte e funzionale. Ci sono Davide e Antonio che fondono le cere, c’è Gigi che salda il filo e sega e lima gli aggetti di metallo, Amedeo che la leviga con le spazzole e le fa il bagno in oro. Quel passato e questo artigianato stanno scomparendo?? No con Nymphé rivive e splende e noi lo indossiamo con orgoglio.

70,00 

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Scheda Archeologica

La fibula era una spilla utilizzata come accessorio per agganciare diversi capi del vestiario, molto utilizzato in antichità. Naturalmente in base alla quantità di fibule e alla preziosità del metallo (ferro, bronzo, argento,oro) e la complessità compositiva della lavorazione potevano figurare da status symbol e indicare cioè il rango sociale della persona.
Gli archeologi le rinvengono in tombe a incinerazione e inumazione. In quest’ultimo caso è possibile ritrovarle sui resti scheletrici del corpo nella posizione originaria. Spesso una coppia di spille è all’altezza delle spalle in posizione simmetrica che è interpretabile in relazione all’uso di un mantello. Altre volte si trovano intorno al capo ed è ipotizzabile che servissero a decorare e fissare all’ acconciatura il velo.
La fibula realizzata da Nymphè riproduce un tipo diffuso in tombe femminili in Campania (Calatia, Capua, Sala Consilina, Pontecagnano, Arenosola), Calabria (Francavilla Marittima e Amendolara).e Basilicata (Roccanova). dalla fine dell'”VIII e per tutto il VII sec.a.C.. L’esemplare in foto proviene dalla tomba 110 della necropoli SO di Calatia esposta al Museo di Calatia (Maddaloni, Napoli).

Materiali e Tecnica

II gioielli sono in argento italiano 925 rodiato/ bronzo placcato d’oro 18 Kt

La lavorazione nasce da un modello in cera realizzato a mano e trasformato in metallo mediante l’antica tecnica della fusione a cera persa. Con le nuove cere ricavate dal calco del prototipo si  ottengono nuovi prodotti di fusione che vengono poi rifiniti e lucidati a mano. Il filo dell’ago viene rastremato e appuntito per limatura a mano e poi saldato al corpo della spilla. La lavorazione termina con la rodiatura/doratura.

 

 

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