
Su oggetti preziosi come pendenti in lamina d’argento dorato, spille e bracciali vi sono spesso raffigurate teste femminili. Hanno il volto ovale e allungato, fronte bassa, mento arrotondato, labbra sottili dischiuse, un solco verticale che segna le guance, naso sottile e due ampie arcate sopraccigliari semicircolari con i grandi occhi a mandorla. La capigliatura è descritta da due bande di capelli a onde separate da una scriminatura centrale. Su monili in ambra intagliata, prodotti tra VII e V sec. a.C. sono riportati soggetti con tratti simili. Raffigurano solitamente la menade e la donna alata interpretabili come Arpie, sirene, striges o Lase che simboleggiano il mondo dell’aldilà che rapisce il mortale per portarlo alla vita beata. In ambito italico esistevano inoltre figure di culti e miti collegati al ciclo del sole ma anche trasposizioni di divinità orientali come Ishtar. Molto frequente è il motivo della Potnia Theron o Signora delle belve che consiste in una figura femminile stante affiancata da una coppia di leoni, uccelli, cervi o grifi poi assimilata ad Artemide. Quale simbolo di natura e potere si muove nella stessa sfera la Grande Madre frigia assimilata a Cibele. La costante volontà di rappresentazione o auto-rappresentazione della donna indica la possibilità che ricoprisse ruoli specifici e di prestigio nella società di 2.600 anni fa.
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