Kantharos

Ho scelto questo bel soggetto del pittore di Menon su un piatto in ceramica attica a figure nere conservato al British Museum proveniente da Vulci datato all’ultimo venticinquennio del VI sec.a.C.
Dioniso il dio del vino viene frequentemente rappresentato con il kantharos (dal greco κάνϑαρος) suo attributo che è la coppa per il vino usata per il simposio ma anche per contenere aceto. La sua forma è una soluzione molto riconoscibile fra una coppa con vasca profonda e due anse verticali piuttosto sopraelevate rispetto all’orlo. Forse il vaso più amato dagli Etruschi, in bucchero e infatti ve lo propongo anche con rodiatura nera.
Qui vedete il nuovo gioiellino in argento platinato fatto interamente in cera poi fusa mediante l’antica tecnica della fusione a cera persa. Dopodiché è seguita la saldatura e rifinitura delle anse con filo d’argento. Un piccolo simbolo prezioso di gioia di vivere, di artigianato autentico e naturalmente del nostro amore per l’Archeologia ❤️

60,00 

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scegli il metallo del pendente abbinato alla catenina rolò sempre d'argento italiano 925

Totale ordine:

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Scheda Archeologica

Il kántharos (pl. kántharoi) dal greco κάνθαρος (latino cantharus), è un recipiente per bere a forma di coppa profonda con alto piede, alto fusto modanato caratterizzato dall’ampio orlo svasato da due maniglie che sporgono oltre il bordo del vaso che tradisce chiaramente la sua derivazione da prototipi metallici.

Era un vaso greco sacro a Dioniso ma la forma è comune anche in Etruria generalmente in bucchero). tipica terra nera alla fine del VII secolo a.C.

In alcuni casi presenta un corpo con una forma particolare (figura umana).

La forma fu ripresa dai romani e utilizzata anche per vasche di abluzione negli atri delle basiliche paleocristiane e come lampada da chiesa sospesa.

Materiali e Tecnica

II gioielli sono in argento italiano 925 rodiato/ bronzo placcato d’oro 18 Kt

La lavorazione nasce da un modello in cera realizzato a mano e trasformato in metallo mediante l’antica tecnica della fusione a cera persa. Con le nuove cere ricavate dal calco del prototipo si  ottengono nuovi prodotti di fusione che vengono poi rifiniti e lucidati a mano. La lavorazione del metallo termina con la rodiatura/doratura.

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