
Da migliaia di anni le Veneri Paleolitiche continuano ad essere Belle, a spingerci ad indagare i loro significati e oggi con Nymphé indossiamo il loro valore in una nuova forma ♀️💎♀️
Grazie per l’approfondimento alla dott.ssa Marcella Parisi:
“Parte della cultura visuale preistorica sono datate in ambito europeo alla fine del Gravettiano, ca 25-23000 anni fa. Possono essere in pietra (arenaria, calcare o steatite) o avorio di mammut (raro l’uso dell’osso, del talco e dell’argilla) di 5-15 cm. Le statuine dello stile Willendorf sono nude, con grandi seni, fianchi larghi, glutei pronunciati e sporgenti, e ventre rigonfio. Talvolta sono evidenziati i genitali con un solco o la prominenza del triangolo pubico. Le braccia sono raccolte sopra i seni cadenti – Venere di Lespugue – sotto o sul ventre, mentre le gambe sono aderenti. I tratti del volto sono spesso appena accennati, fa eccezione la Dama di Brassempouy con sopracciglia, naso, mento e fronte ben delineati. Alcune presentano una trattazione dettagliata dei capelli ma potrebbero anche indicare cuffie, diademi o cappucci. Altre Veneri indossano pellicce, perizomi, cinture, corde o collane intrecciate e talvolta incisioni o tracce di colore variamente interpretabili.
Diverse sono le ipotesi sulla loro natura:
1) SOGGETTI FEMMINILI IMPORTANTI data la loro frequenza ma non é un elemento così solido per sostenere l’esistenza società matriarcali.
2) DIVINITÀ, ma nessuna é stata rinvenuta in un contesto cultuale-religioso.
3) Difficile che rappresentassero UN IDEALE DI BELLEZZA o simboli di fertilità. I seni e il ventre cadenti sembrano connotarle come donne mature che hanno già affrontato più di un parto.
4) Le Veneri gravettiane sono state realizzate quando si registra l’avanzamento dei ghiacciai, dunque potrebbero rappresentare l’auspicio di non trovarsi in una situazione di grave penuria di cibo.Ad oggi non è comunque possibile propendere per una sola di queste teorie, quindi restano almeno in parte FIGURE ENIGMATICHE”
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